Diario di un viaggio Seychelles 2016

16 Maggio 2016

Una vacanza alle Seychelles in barca a vela con la Marmaglia è senza dubbio una vacanza, ma soprattutto un’esperienza, perché vivere a stretto contatto con persone che non conosci in spazi ristretti, ti mette alla prova; mi è sembrato quasi di vivere un reality, al crocevia tra un Grande Fratello e un’Isola dei (non) Famosi, ma più reale! La vita in barca, per chi non l’ha mai vissuta determina degli “s’confort(i)” iniziali: niente tacchi, niente phon, niente chincaglierie femminili… Tutte cose a cui è impensabile rinunciare!

Eppure ritornare allo stato di natura temporaneamente è stato piacevole: vivere a piedi scalzi e in costume, senza dovermi preoccupare della piega dei capelli o di “cosa mi metto stasera”, è stato parte fondamentale di quel relax assoluto, di quella libertà mentale, che mai avrei creduto di trovare. Era dicembre quando decisi di partire…. ero convinta, ma con riserva: partire da sola e in barca a vela era un binomio del tutto nuovo per me!

La partenza

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Lì per lì dunque fare la valigia è stata un’impresa e tornassi indietro porterei molti più costumi e pochissimi vestiti, un paio di infradito, della crema solare, la maschera e il tubo.. e l’immancabile sapone marino, necessario per lavarsi ..in mare! Bene, una volta chiusa la valigia scopro che in barca sono ammessi solo borsoni morbidi, piegabili e infilabili in una delle tante “segrete” della barca. Et voilà! Valigia rifatta, ma stavolta seguendo i consigli di chi di barca se ne intendeva… il che ci porta alla prima grande lezione che ho imparato sulla vita di bordo: lasciare phon e piastra ordinatamente nel mobile del bagno di casa!

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L’appuntamento è alle 8.30 all’aeroporto di Milano Malpensa. Per una che deve arrivare da sola da Bologna, svegliandosi alle 4 del mattino, non è il massimo, ma si fa! E grazie a dio c’era lo shuttle di Marmaglia che raccoglieva i bisognosi come me in Stazione Centrale. Infatti abbiamo raccolto anche Eleonora, che con il suo accento toscano ci ha deliziato con numerose e fantasiose storie per tutta la vacanza. Arrivati a Malpensa, la prima persona che tutti conoscevano senza averlo però mai visto prima, quasi fosse un personaggio televisivo, era Stefano, il sardo azotato. Partito con la sua amica del club dei sommozzatori Antonella, la sarda più bianca che abbia mai conosciuto e che si sarebbe rivelata una fantastica massaggiatrice, si era subito fatto notare grazie ai numerosi messaggi diversivi e a un T9 poco funzionante nella chat di gruppo su whatsapp che avevamo usato fino a quel momento per scambiarci informazioni tecniche e conoscerci. Chek-In, Metal, Imbarco.. SI VOLA!

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Nei viaggi intercontinentali capita spesso di fare degli scali, e quando lo scalo si fa lungo, la ciurma di Marmaglia sa come accorciarlo; così è successo che sia all’andata che al ritorno, sette ore di scalo ad Abu Dhabi sono diventate fonte di scoperta e divertimento. All’andata ci siamo fiondati in un lussuoso posticino con vista moschea per cenare e ballare come se non ci fosse un domani! Nota di cronaca: era la nostra ultima notte sulla terra ferma… e con i capelli piastrati!

Seychelles

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Ma un domani invece c’era e si chiamava Mahè…Seychelles ci siamo! Recuperate le borse ci si dirige in marina, al porto insomma, ma ci sono ancora molte cose da fare, pratiche burocratiche da sbrigare e la cambusa da comprare. In realtà si determina la prima divisione di flotta: ogni barca infatti ha già formato la propria cassa comune e nominato la cassiera della settimana. Io e Sara, la super fisicata odontoiatra di Sirmione, avevamo la responsabilità monetaria rispettivamente di Marianne e Felicitè, i due catamarani con cui avremo di li a poco scoperto questo fantastico arcipelago.

Capire cosa comprare e come regolarsi per un equipaggio di 10 persone che starà via per 7 giorni non è un gioco da ragazzi, ma anche questo faceva parte del gioco! Piatti bicchieri e posate di plastica, scatolame vario, biscotti, companatico, frutta e verdura, succhi, acqua, birra a gogo.. . Per fortuna qualcosa l’avevamo portato da casa: chi la pasta, chi i sughi, chi le marmellate, chi il caffè e la moka, e chi (praticamente tutti!) il vino. E meno male, perché il vino delle Seychelles (l’unica pecca di questo paradiso probabilmente) è una cosa imbevibile!

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Devo dire che la mia barca ha avuto una “malagestion”, abbiamo speso il doppio rispetto l’altra barca e siamo riusciti pure a farci prestare delle cose perché inspiegabilmente, durante la navigazione, gli ingredienti sparivano nel nulla… “la barca nasconde ma non ruba”, continuava invece a ripeterci il capitano Michele, lui che della barca ha fatto la sua prima casa! Al suo fianco l’altro skipper Virgilio.. un ragazzone di 24 anni, un pò rosso, un pò barbuto, e con il mare nelle vene e il vento in poppa! C’era anche uno skipper di riserva, in borghese, ovvero in vacanza, Paolo il milanese… che non si sa mai!

Con noi c’era pure Alessandro, avvocato cinquantenne vicentino, che è diventato ben presto il migliore amico di tutte le ragazze grazie alle sue macchine fotografiche; ogni spiaggia e ogni roccia erano infatti perfette per uno scatto: posavamo suadenti cercando di farci immortalare come la bonazza della Bilboa, anche se chiaramente il risultato ottenuto non era lo stesso… che sia stata colpa del fotografo?!?! Alessandro era partito in compagnia della sua amica Francesca, nuotatrice professionista che ha trovato un’ottima spalla in Roberta, un’altra nuotatrice niente male. Una volta imbarcate le romane Paola e Manuela, arrivate con altro volo, non restava, come avrebbe detto Elisa, dare ufficialmente inizio alla vacanza. Elisa, una nordica col cuore di bufala, era la regina della fiesta che immortalava i momenti più in bilico della settimana, lei che con il suo “CHE MERAVIJIA” ha conquistato tutti e ha creato un vero e proprio tormentone!

Salpiamo!

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Eravamo pronti a salpare, restava solo da scoprire chi sarebbe stato in barca con chi ma soprattutto con chi avremmo condiviso la cabina! La cabina, questa sconosciuta, non è una camera 5 stelle superior, e neanche un 3 stelle se per questo; la cabina di una barca è più che altro un buco, e richiede grande agilità e spirito di adattamento… eppure in questo buco sono riuscita ad incastrare un sorprendente numero di cose. E poi sono stata fortunata, ho condiviso la mia cabina con Rosanna, il mio alter ego siciliano trapiantato a Bologna, ma con più ricci; e nonostante non fosse la sua prima vacanza in barca a vela, non ha desistito a portarsi vestitini da sera e zeppe, come me del resto, perché “non si sa mai”. Tra noi è stato amore a prima zeppa! A parte quando una notte ha tentato di soffocarmi chiudendo contemporaneamente oblò e porta… capisci che in un metro quadro in due con il 100% di umidità l’ossigeno fa presto a finire.

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Tuttavia svegliarsi nel cuore della notte in barca non è un problema, prendi e ti butti a prua sotto l’altro mare, quello stellato, avvolto dalla via lattea, protetto dalla croce del sud e cullato dal dolce movimento galleggiante riprendi a sognare fino a che i primi raggi del sole ti accarezzano la pelle. Ti svegli all’alba, ma dolcemente, sei tu in mezzo al mare e alla natura, intorno qualcuno ancora dorme, qualcun’altro ti invita a fare il bagno.. “mmm ma gli squali se ne saranno andati??” “Tranquilla ci hanno pensato Vittorio e Leonardo!” A parte gli scherzi, questi due ragazzi di vent’anni erano l’incarnazione di Sampei, e ci hanno permesso di mangiare pesce fresco tutti i giorni…ogni volta cucinato in modo diverso: alla brace, alla “giapponese”, nella pasta. La loro giornata scorreva principalmente a poppa con le canne da pesca, sotto lo sguardo allegro di mamma Raffaella, una veterinaria sprint di Roma; ogni tanto si inseriva anche Andrea, il romagnolo in vacanza con la sua ragazza Giorgia, la quale era bravissima nel cucinare salse tropicali che una sera abbiamo apprezzato sul riso.

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Devo dire che il cibo è stato al centro della vacanza: colazione, merenda, aperitivo prima di pranzo, merenda, aperitivo prima di cena, cena.. non ci siamo fatti mancare neanche il creolo, consumato una volta in un ristorantino, una volta direttamente sulla sabbia, e una volta infine portato addirittura a domicilio in barca dall’amica Valentina di Praslin. Certo che non si scherzava neanche dopo i pasti: mentre nel pomeriggio ci si dedicava alla siesta, la sera partiva la fiesta. Chi desiderava serate più tranquille si accompagnava alla ciurma di Felicitè, e chi da Felicitè voleva serate più movimentate emigrava a Marienne, in particolare ricordo la biondissima e prorompente Lisa, salentina ma traslocata a nord per motivi di lavoro.. spesso tra noi mariannini a far baldoria.

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Delle Seychelles invece rimanevo colpita ogni giorno di più. Più si navigava e si arrivava a una spiaggia, e più me ne innamoravo. Già i nomi hanno un che di magico: Grand Anse, Petit Anse, Petit Coco, Cousin Island, Curious Island…. ma l’apice è stato toccato a Coco Island. Un piccolo atollo, un frammento caduto direttamente dal paradiso terrestre.. e lì è stato toccato anche l’apice della pazienza di Alessandro e delle sue macchine fotografiche, che a fine giornata fumavano!

Una vacanza in barca alle Seychelles è tanta roba.. perché si c’è il mare, ma non solo! Quando scendi sulla terra ferma, ancora ciondolando, puoi avventurarti nella foresta di mangrovie, vedere le tartarughe giganti, dissetarti in un chioschetto che prepara succhi di frutta fresca oppure affittare una bicicletta e pedalare selvaggiamente per La Digue.

Torno dunque NUOVA, con un’altra pelle, un po’ perché sto facendo il cambio come i serpenti dopo il sole cocente delle Seychelles, e un po’ perché in me si è innescata quella voglia di libertà fatta di vento tra i capelli, nuovi amici, salsedine sulla pelle, che solo una vacanza in barca vela sa dare.

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