Quando tutti sono in barca e si stringono le prime mani per conoscersi, all’appello manca lei: la strafiga (almeno si crede così). Arriva in ritardo e si presenta con un look da ricevimento in Casa Windsor: abitino sofisticato e sabot. Come borsa un trolley o una borsa rigida (che in barca sono vietati come bere una birra calda a fine giornata). Vuole subito far capire che lei è lei e alle cose ci tiene.
Snobba un po’ la puntualità perché si sente di un mondo diverso. Quando sale a bordo emette un urletto perché il passo più lungo del normale fra la banchina e la poppa della barca fa un po’ paura. E i sabot, di certo non aiutano. Si unisce al gruppo emettendo un profumo che ricorda il piano terra della Rinascente di Milano (o di qualsiasi duty free di un aeroporto internazionale). Mentre gli altri sono già lì da un po’ lei, dopo averli scrutati, con un’attenzione particolare per le ragazze, sorride timida.
Lo skipper fa il suo lavoro. Quello di collante fra mondi diversi. Ma capisce subito che sarà difficile anche se non impossibile (agli skipper piacciono le cose difficili sennò starebbero in riviera ligure con il passeggino). Gli skipper sono anche un po’ cinici e giocano senza farsi accorgere, almeno quelli bravi, mettendo a contrasto diverse personalità: la strafiga deve smollarsi, l’insicura deve aumentare l’autostima.
La visita della cabina della barca è il primo momento di contatto con questa realtà. E qui di solito, lei ci tiene far sapere che in barca c’è stata fin da piccola. Su quella di papà. In barca quindi ci sa fare. Conosce gli spazi e i limiti della vita di bordo. E questo è un primo punto a suo favore se non fosse per il modo in cui lo fa notare agli altri 9 dell’equipaggio. Ma allora se conosce la vita di bordo perché ha portato sabot e borsa rigida? Semplice perché la loro, di barca, non ha problemi di spazio e sul 50 piedi di famiglia c’è sempre andata con mamma, papà e fratellino. Spazio, quindi ce ne è.
Passano i giorni, e lei comincia a smollarsi. In fondo a parte provenire da un “mondo diverso” vive la barca con naturalezza. Agli altri e soprattutto alle altre è simpatica. Nonostante i vestitini puliti ogni giorno e qualche minuto di troppo in bagno. «Ci sei? Devo cagare», le urlano. «Un attimo usa l’altro bagno!». «Non posso è occupato, mi serve questo». Da un’esperienza così esce seccata perché lei era abituata al suo di bagno che divideva solo con il fratello minore (che quindi che non fiata).
Mangia di tutto, anche se a volta si capisce che un po’ lo fa a fatica. Cioè è la strafiga, ma non è stupida. Capisce che alcuni punti fermi della sua vita, in mare devono muoversi. E la guerra con il cibo, essere troppo viziate non va affatto bene. Lo skipper vede in questo già un cambiamento che esalta, coinvolgendola con furbizia ma senza timore in provocazioni finalizzate a metterla a suo agio. Per sé e per gli altri.
La strafiga, insomma dopo la cura del mare e di un po’ di furbizia cambia. Lo capiscono tutti quando ride di sè e delle sue stesse abitudini e della sua mania per le unghie maniacalmente colorate di un elegante rosa pallido, per la moda, per le cose belle. Ci ride sopra, divertita. E questo la fa salire nella scala gerarchica della simpatia. Una cosa che in barca vale più del caveau di monete d’oro di Paperon de Paperoni.
La strafiga, alla quasi fine della vacanza, arriva a stupire. E si rivela esattamente all’opposto di come si era presentata salendo in barca. La strafiga una sera si ubriaca «Si versamene un po’, ma non il Prosecco, quello io non lo bevo…», e si diverte come una matta. Balla. Gioca. Provoca. La strafiga cioè veste i panni della vacanza in barca e non della vacanza a cui era abituata. La trovano al mattino dopo dormire in un sacco a pelo sulla prua della barca, vicino all’ancora. Lo stesso posto dove faceva le flessioni ogni mattina. Ma non è sola. E il sacco a pelo non è il suo.
La strafiga, ha finalmente mollato gli ormeggi. Ha svestito i panni del suo ruolo e anche quelli del più insolito ragazzo di bordo. Il primo che appena l’ha vista arrivare sul pontile, fra i suoi dread e già un bicchiere di birra ha pensato: «Occazzo, è arrivata la strafiga. Chissà che palle con una così in barca».
E tu che tipo da flottiglia sei? Scrivicelo nei commenti oppure vai a scoprire tutti i personaggi della nostra carrellata. Buon vento marinaio!
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