Insospettabile. Difficile da decifrare dal suo aspetto esteriore. Facilissimo farlo, invece, quando si affronta uno dei temi chiave della vita a bordo (e anche della vita in senso lato): i soldi. Il taccagno (come sempre vale lo stesso per la sua omologa femminile) di solito lo riconosci dal modo con cui dà i soldi per la cambusa. Se ne separa con un gesto insicuro e sembra voler accarezzare la banconota fino all’ultimo momento. Lo fa cioè con molta circospezione, che va letta come una forma evoluta di amore.
Sì, accarezza impercettibilmente i soldi prima di lasciarli andare nella mani della persona destinata a gestirli. Una figura di mediazione importantissima perché deve garantire di non sprecarli. Lei, o lui di solito vengono scelti dallo skipper a volte accettando autocandidature. Ma le ragioni sarebbero infinite da raccontare, prendete il dato di fatto.
Veloce premessa: in barca… si è tutti sulla stessa barca! E quindi la cambusa, che di fatto è la prima attività sociale dopo avere stretto le mani a perfetti sconosciuti, è un momento karmico. Inizia con la lista di cose essenziali per ognuno. Condite rigorosamente dalla prelista suggerita dallo skipper nel ruolo di abile e consapevole super partes che cerca di tutelare tutti ma soprattutto tutela i fondamentali. Quali? Vuole evitare che troppo alcool e poco sale grosso impongano uno stop forzato durante la settimana. La frase «ragazzi abbiamo un problema possiamo fare i Gin Tonic, ma la pasta no» anche per un uomo di mare come lui sarebbe un fallimento (che sia chiaro il Gin Tonic lo adora, ma la pasta non deve mancare).
Quindi? Il taccagno suda. È infastidito dall’idea che i suoi soldi vengano gestiti da altri. Cambusa significa pagare in tutte le occasioni in cui servirà farlo. E a lui il gesto di tirare fuori i soldi, proprio non gli va giù. Meglio farlo una volta sola a lasciare che siano gli altri a subire questa enorme sofferenza.
Il taccagno si innervosisce con tutti, perché sa che rappresenta una minoranza. Gli altri sono in vacanza e non badano certo ai 10 euro in più o in meno proprio in questa settimana. Ma lui no. Non riesce a essere così infedele alla sua divinità pagana. Quindi si autoinfligge doppia punizione: non vuole tenere la cambusa e non vuole andare a fare la spesa: «non voglio mica essere complice», pensa. Quindi rimane in barca. E soffre.
All’arrivo ha il suo momento di verifica. Chiede lo scontrino. «certo che mi fido, volevo vedere come sono i prezzi qui rispetto al super di casa mia…» E poi: «mamma quante bottiglie, sicuri che le berremo tutte?» Perché a lui piace bere e mangiare. Ma la sua vita è stata punteggiata dalla raccolta dei depliant delle offerte come si faceva con le figurine dei Calciatori. Per lui un vino rosso è rosso e la bontà la fa il prezzo non certo il gusto. «Perché non è così?»…
Non può rivelare tutto il suo sconfinato amore per la banconota. Si brucerebbe dell’opportunità di amicizia e non solo. Vive il momento di pagare come un torto personale. Quando apparecchia o cucina cerca di ridurre la pasta che serve. Che a un branco di felici e ormonali uomini e donne in mare è come pensare di voler rubare dalle mani di un pugile la Cintura dei pesi massimi appena vinta dopo molti anni di allenamenti e pugni in faccia. No, forse è meglio non provarci.
Il taccagno vive quindi un inferno quotidiano e si appella durante tutta la vacanza a improbabili logiche di benessere ed ecologia per risparmiare sui consumi della cambusa. Dai tovaglioli alla carta igienica. Soffre un casino quando scopre che gli aperitivi a terra dell’equipaggio vengono ritualmente estesi anche allo skipper, che la sua quota per “statuto del mare” non è tenuto a pagare. Lo vedi. In crisi, unico essere infelice in mezzo a un branco di allegri happy hour guys.
La sua è una vacanza all’inferno. Perché la vita non è mai godersela fino in fondo, nemmeno in vacanza. Figuriamoci quando pensa che il suo preferito nuovo amico e compagno di cabina mangia un casino di pasta tutti i giorni. Lo stesso che però lo può far diventare improvvisamente felicissimo. Basta fare così: «ti va di bere qualcosa? Offro io».
E tu che tipo da flottiglia sei? Scrivicelo nei commenti oppure vai a scoprire tutti i personaggi della nostra carrellata. Buon vento marinaio!
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